Centro di Ricerca
Il 5 gennaio 2021 è la data prevista di apertura dell’istituto di Ricerca Internazionale sulle Comunità Resilienti di Peccioli.
L’istituto di Ricerca nasce dalla collaborazione tra il New York Institute of Technology, la University of Portsmouth, l’Università di Pisa.
L’istituto si avvale inoltre della collaborazioni di altri istituti di ricerca internazionali, fondazioni e partner industriali ed istituzionali.
Avendo investito in iniziative di ricerca, tecnologia, cultura e arte sui temi della resilienza, nel corso degli ultimi venticinque anni, la pubblica amministrazione di Peccioli è risultato il partner ideale. Peccioli è quindi sede dell’istituzione e, allo stesso tempo laboratorio di sperimentazione urbana.
La fondazione dell’istituto è il risultato del lavoro di ricerca sviluppato curatela del Padiglione Italia per la Biennale di Venezia 2021, fin dal 2019, anche con l’obiettivo di redigere la prima Carta italiana per le comunità resilienti.
Il 4 novembre 2019 si è svolto a Peccioli il primo di una serie di convegni e workshop internazionali che hanno promosso la carta e la firma dell'accordo per la Fondazione del primo istituto italiano per le comunità resilienti.
Al primo evento sono seguiti, e seguiranno, conferenze internazionali, giornate di studio, workshop e scuole estive sui temi dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Obiettivi dell’istituto
ricerche
DataFrame
waterworld
WaterWorld visualises water resources and consumption by country and the extent to which each country’s population is affected by water-related diseases.
crops irrigation in Saudi Arabia desert
Saudia Arabia has tapped hidden reserves of water to grow wheat and other crops in otherwise hostile environments. Circles in the image are typical of a center pivot where the long water pipe rotates around a well at the centre.
anthropogenic fragmentation
Anthropogenic fragmentation of land is known as a major reason for the degradation of the natural environment and the loss of species. This map represents the degree of anthropogenic fragmentation through the Sheff index, calculated for the whole globe. The higher values correspond to the most fragmented areas.
palm oil deforestation in Borneo
Eastern Kalimantan, the Indonesian part of the island of Borneo, deforestation process from satellite true colors view. Green patches are dense palm oil cultivations, light brown patches are more recent palm oil territories. The surrounding dark green is the vigorous tropical forest.
a world to feed
The system of global food production has a huge impact on our planet's ecosystem and most of it is caused by meat production.
intense agriculture in Duero river basin
Multitemporal agriculture in the Duero river basin. The different colours in the image correspond to 15 crop types: alfalfa, corn, sugar beet, potato, sunflower, barley, wheat, fallow, rapeseed, green peas, vineyard, ray-grass, rye, oats and pastures. Black areas correspond to non-agricultural regions, such as urban, forestry or water.
La Carta di Peccioli
La nuova Costituzione della Nazione delle Comunità Resilienti Italiane
Art. 1
Promuovere l’innovazione
Per le Comunità Resilienti mantenere lo status quo non è un’opzione, poiché la metamorfosi che stiamo attraversando ci impone di rivedere tutti i protocolli di sviluppo e le conseguenti azioni operative. Nel nuovo regime climatico in cui siamo entrati, nulla può rimanere immutato per consentire di uscire dallo stato stazionario della crisi ecologica e pertanto, attraverso la forza propulsiva e la capacità di adattamento proprie della resilienza, occorre imprimere un nuovo impulso all’evoluzione degli insediamenti umani verso una nuova alleanza con il pianeta.
Le Comunità Resilienti vogliono promuovere l’innovazione, sempre e ovunque, condividendo le loro esperienze, le loro azioni di resistenza, le loro pratiche di resilienza, imparando le une dalle altre e proponendosi come nuove piattaforme di conoscenza.
Nelle Comunità Resilienti la formazione e le pratiche professionali degli architetti e degli urbanisti dovranno essere profondamente innovate e rifondate sulla consapevolezza dell’inscindibile legame tra ecologia e salute.
Art. 2
Reimmaginare la città e gli spazi di vita
Nelle Comunità Resilienti ogni attore deve promuovere un radicale ripensamento del tessuto urbano, a partire dalle periferie e dalle aree fragili, e del suo ambiente per trasformare le città in sistemi virtuosi non erosivi e dissipativi che reagiscano attivamente ai cambiamenti climatici, economici, sociali, culturali, generando le mitigazioni, gli adattamenti e la resilienza necessari per contrastarne gli effetti negativi e per gestirne la riduzione degli impatti. Non è più il tempo di manutenzioni e piccoli adattamenti, ma dobbiamo essere radicali e reimmaginare la città, ripensando le discipline che ne configurano lo spazio, per accelerare la transizione dalle forme insediative del Novecento a quelle dei tempi che cambiano, rimodellando lo spazio e i cicli della vita delle persone e le relazioni tra uomo e ambiente a partire dagli habitat urbani, la forma prevalente di insediamento sul nostro pianeta, incrementando le politiche attive per la garanzia della salute pubblica come uno dei principi costitutivi della nostra socialità urbana.
Art. 3
Essere sensibili ed efficaci
La capacità di reazione e trasformazione del tessuto urbano deve caratterizzare le Comunità Resilienti del futuro, attraverso azioni tempestive che passino dalla reazione tardiva alla prevenzione efficace. Occorre avvalersi di tutte le fonti di conoscenza, tecnologiche, biologiche, sociali, grazie anche agli open data, per comprendere in tempo reale i problemi e consentire soluzioni adeguate, tempestive e semplificate, anche facilitando il coinvolgimento della comunità nella segnalazione e risoluzione dei problemi e, soprattutto, attuando una democrazia cognitiva che metta tutti in condizioni di usare i dati prodotti da una comunità senza insostenibili monopoli.
E’ necessario trovare nuove forme di collaborazione tra la cultura progettuale e le istituzioni, sburocratizzando i processi decisionali e utilizzando nuovi sistemi di dialogo con le comunità che recuperino l’efficacia delle relazioni invece che avvilupparsi in procedure complesse e paralizzanti.
Art. 4
Stimolare il metabolismo circolare
Le Comunità Resilienti promuovono un metabolismo circolare non dissipativo, di uso, riuso e riciclo, impegnandosi ad aumentare la consapevolezza della mitigazione e/o adattamento alle emergenze climatiche e del ruolo della biodiversità e di altri servizi ecosistemici nel mantenimento degli equilibri biofisici e socio-economici, accanto all’urgente necessità di migliorare la collaborazione tra i fruitori e le catene di approvvigionamento, agendo per un riciclo programmato invece che in una insostenibile obsolescenza.
Bisogna progettare e gestire gli edifici della città contemporanea e quelli del patrimonio storico per un uso prolungato, agevolando il cambiamento di funzioni dove necessario, come alternativa più efficiente in termini di emissioni di carbonio alla demolizione e alla nuova costruzione. Occorre un impegno perché l’estensione del ciclo di vita degli edifici esistenti diventi una nuova o rinnovata opportunità per riattivare o rafforzare la relazione tra comunità e territorio attraverso processi ed azioni sostenibili e resilienti. Nella selezione dei materiali occorre tenere conto delle esigenze costruttive come della cultura materiale di ogni comunità resiliente che ha l’obiettivo di avere il minimo impatto sull’ambiente, non depredando gli ecosistemi naturali, e anzi stimolare nuovi equilibri con la natura, con particolare riguardo ai cicli vitali dei materiali, alla reversibilità dei processi e alla rigenerabilità delle risorse naturali.
Una radicale riconfigurazione spaziale dell’ambiente costruito delle comunità è una occasione di sviluppo/trasformazione positiva dell’attuale metabolismo urbano ad alta intensità energetica, in un metabolismo circolare, non solo attraverso il riciclo e la rigenerazione delle risorse, ma anche con progetti rivoluzionari che mettano radicalmente in discussione i modelli e comportamenti di produzione e consumo estrattivi e predatori.
Art. 5
Essere intelligenti e antifragili
Le Comunità Resilienti promuovono un approccio multi- e inter-disciplinare all’architettura, attraverso nuove tecniche di rappresentazione dei fenomeni urbani, e attraverso tecnologie avanzate ed intelligenti essenziali per lo sviluppo di una disciplina architettonica ed urbanistica incentrata sull’analisi degli scenari futuri e sull’individuazione delle azioni per il presente. L’intelligenza delle Comunità Resilienti sarà aumentata, in un processo dialogico, dalla loro capacità di convogliare l’energia partecipativa dei cittadini verso un welfare di prossimità che redistribuisca competenze e azioni avvicinando i servizi alla domanda più marginale e adattando in maniera efficace le risposte ai contesti sociali. L’intelligenza degli habitat delle Comunità Resilienti, attraverso un processo di apprendimento continuo e attraverso la potenza generativa del crowdsourcing, dovrà essere in grado di rispondere ai cambiamenti climatici attraverso una nuova alleanza tra pratiche spontanee e progetto consapevole capace di generare nuove forme dello spazio più adattive, flessibili e antifragili, in grado di limitare i disastri e di resistere agli eventi, ma anche in grado di gestire gli effetti imprevisti e trarne beneficio per migliorare il futuro.
Le Comunità Resilienti intendono reagire con tempestività alle diverse crisi utilizzando in maniera intelligente i processi di gestione del rischio, rendendoli strutturali nei processi di governance.
Art. 6
Estendere la conoscenza
Le Comunità Resilienti intendono ridurre le diseguaglianze agevolando centri di aggregazione multiculturale come componenti attive di una rinnovata pedagogia integrale delle città. Esse intendono realizzare un ecosistema creativo a partire dal tessuto di scuole, di università, di musei e di centri culturali che diventino incubatori di idee, aggregatori di progetti e acceleratori di imprese creative e innovative rafforzando il rapporto scuola-lavoro-ricerca. Le Comunità Resilienti si basano sulla condivisione di conoscenze e ricerche con un approccio open source che ne amplifica la capacità di rispondere a domande sempre più diversificate e per reagire collettivamente alle crisi ricorsive e alle emergenze ambientali e sanitarie da cui siamo e saremo sempre più attraversati.
Art. 7
Generare valore
Le Comunità Resilienti devono tornare ad essere comunità generative di valore a partire dal moltiplicatore di sviluppo insito nella città, agevolando i partenariati pubblico-privato-società civile per la realizzazione di interventi integrati di efficienza energetica, di mobilità sostenibile, di sicurezza degli edifici, di riqualificazione del patrimonio storico, di qualità dell’ambiente, di bellezza dello spazio. Le Comunità Resilienti investono nel capitale umano, sostengono le agevolazioni fiscali, la nascita e la crescita a livello di quartiere della micro-produzione e della fabbricazione digitale come nuove opportunità di lavoro e come ricucitura del tessuto connettivo dell’insediamento attraverso la responsabilità sociale dell’impresa. Le Comunità Resilienti si alimentano dell’energia generatrice della cultura, dell’arte e della creatività come potenti catalizzatori dei talenti e delle aspirazioni di chi le abita.
Art. 8
Progettare interfacce
L’architettura delle Comunità Resilienti sarà sempre più una parte integrante di un paesaggio ibrido generato da variazioni del continuum urbano, che implicherà azioni quotidiane in ambito urbano e anche processi finalizzati all’adattamento a condizioni ambientali sempre più estreme. Le Comunità Resilienti perseguono un’architettura come dispositivo abilitante che agevoli usi plurali, intergenerazionali, differenziati nel tempo e per diversi abitanti, adattandosi ed evolvendo insieme ad essi. Un’architettura resiliente capace di creare sempre una fertile relazione tra i diversi fruitori che ne completano l’opera in una co-generazione permanente.
Gli impatti ecologici sono mitigabili attraverso la progettazione, se l’architettura sarà capace di interpretare il proprio ruolo in modo strategico e sistemico, come azione di sintesi in grado di trasformare le conoscenze transdisciplinari, tacite e locali, in visioni che possano generare nuovi sistemi d’interfaccia per i differenti comportamenti delle comunità.
Art. 9
Condividere lo spazio
Le Comunità Resilienti non dimenticano di essere delle potenti piattaforme di condivisione, in grado di offrire spazi e servizi pubblici per usi differenti e per utilizzatori differenziati nell’arco della giornata per minimizzare i costi di gestione e massimizzare l’efficienza, offrendo occasioni di incubazione, positiva contaminazione e accelerazione all’ecosistema dei talenti e dell’innovazione. La condivisione di spazi e servizi riduce il consumo di suolo, energie e tempi, massimizza l’uso delle funzioni urbane e distribuisce i costi di gestione dei servizi e delle utilities. Anche nelle situazioni di distanziamento fisico, la condivisione in sicurezza dello spazio pubblico nelle diverse forme adattive, inoltre, facilita la cooperazione e promuove la interrelazione tra persone indispensabile per la vita di relazione, incrementando la resilienza dei sistemi urbani e delle comunità umane, indispensabile per la mitigazione del rischio di eventi catastrofici.
Art. 10
Essere policentrici
Le Comunità Resilienti riconoscono il valore dei sistemi insediativi policentrici e reticolari in un’ottica transcalare. Esse intendono tessere nuove relazioni con i poli metropolitani come porte per l’internazionalizzazione, come aggregazioni attive di funzioni elevate e come snodi di sistemi produttivi di sviluppo in grado di competere sullo scenario internazionale. Le Comunità Resilienti agevolano anche relazioni tra sistemi insediativi basate sulla comune identità territoriale, sulla vocazione e specializzazione e sulla distribuzione di funzioni urbano-rurali in un un’ottica policentrica e reticolare in cui trovino rilevanza anche le componenti connettive del paesaggio rurale, delle trame agricole urbane e peri-urbane, dei sistemi infrastrutturali tradizionali, delle reti ecologiche come sostegno alla conservazione degli habitat di tutte le specie animali e vegetali.
Steering Committee
Coordinamento: Maurizio Carta.
Katia Accossato, Marilena Baggio, Paola Boarin, Luisa Bravo, Carla Brisotto, Luca D’Acci, Ingrid Paoletti, Daniela Perrotti, Luigi Trentin.