Michele Versaci & Andrea Cassi | black body mountain shelter | Italia-Torino

L’opera “cresce nel suolo come una pianta ed è tuttavia sovrana della natura, prepotente orma dell’uomo […]”[1] che nel locus rivela i suoi intenti e definisce relazioni, nel chiaro ideale di elevarsi sull’irta geomorfologia delle terre del dio Pan. Il progetto presentato è un bivacco, tipologia monocellulare, dalle dimensioni controllate, destinata, nei primi prototipi, al supporto di scalatori nel pericolo e da riferimento nell’ascensione di luoghi isolati. Espressione di forza umana, fatica di salita e attraversamenti è punto univoco di confronto con la montagna.

 

Spazialmente ispirato al refuge-bivouac al Mont Joly, ideato da Charlotte Perriand ed Andrè Tournon, BBMS interpreta il primo modello Ra-velli del 1925, in cui “si parlava di spianare il terreno e riporvi una cassa ricoperta di lamiera per renderla impermeabile e con-tenente coperte e utensili. Allargando di poco le misure ci si accorse che l’alpinista poteva trovare riparo dentro la stessa cassa: nacque così il bivacco”[2].

BBMS, ospita alpinisti ad una quota di 3000 m.s.l.m., quasi in vetta al confine tra Italia e Francia, e i riferimenti compositivi della sua morfologia richiamano l’archetipo della capanna di Marc-Antoine Lugier e la composizione scatolare di bivacco elementare.

 

L’opera sceglie il TETTO INCLINATO come configurazione dei quattro lati di sviluppo longitudinale dell’edificio, traduzione di una tradizione architettonica regionale, profilo simmetrico che disegna nel suo complesso UNA BUSTA che si apre fra le pieghe a fisarmonica di una fotocamera a cassetta. L’inclinazione nella LINEA INVERSA DEL CORPO si fa unico filo di appoggio disegnando in sezione la forma esagonale ripresa in pianta.

Il volume unico ha il minimo CONTATTO CON IL SUOLO e si adatta alla discontinua linearità del profilo montano lasciando un’immagine illusoria di SOSPENSIONE. La scelta formale di relazione con la terra fonde, le aspettative della palafitta indagata in Arts residency program e gli adattivi modelli di Juvet landscape hotel, che hanno dato alla loro comunità; custodi del territorio, ripopolamento ed economia, in un’idea di micro dimensione che Archigram riconosce nell’utopica città che tocca la terra puntualmente rimando lontana da essa.

 

Le SOGLIE significanti sono le GRANDI APERTURE quadrangolari poste simmetricamente, per migliorare la vista verso il paesaggio e dominarlo, prima con il corpo al di fuori, poi dall’interno attraverso la forma piramidale che funge da dispositivo ottico percettivo. Esternamente la superficie il COLORE SCURO è contrastata con il luminoso CHIARO della naturale materia lignea, che compone la forma di piccolo vascello suggerendo l’accoglienza di nido caldo ed inclusivo. Si crea uno SPAZIO CONVIVIALE per la comunità alpinista, concepito come un dispositivo vivente dove trovare RIPARO E ANDARE AVANTI. Funzionale cellula minima di esistenza in grado di fornire difesa in condizioni naturali estreme e sopravvivere in un ambiente ostile. Poiché gli alpinisti hanno sempre cercato il modo per abitare sugli altipiani, per isolarsi, scappare dalle città e dalle pianure, per spostarsi superando frontiere e valichi alpini o riconnettersi all’ambiente selvaggio.

 

BBMS vuole preservare l’ambiente naturale cercando di ridurre al minimo l’impatto umano e l’impronta del progettista. Infatti è costituita da una struttura leggera e reversibile che si installa in pochi giorni occupando il minimo suolo permeabile. La scelta dell’area di intervento non grava dove vi è già un eccessivo impatto antropico sulle montagne selezionando un sito in cui i bivacchi sono assenti ma necessari per collegare i percorsi e permettere alle persone di vivere questa porzione di terra in modo sostenibile. Il progetto mira a mostrare la possibilità di riconnetterci con l’ambiente naturale senza lasciare un segno indelebile, vivendo la natura in modo discreto, come un uomo che lascia tracce sulla neve.

 

Tecnicamente la struttura è composta da un sistema di balloon frame in legno di larice con interposto isolate naturale, per la formazione di un involucro, dalla geometria compatta e basso rapporto di forma, che crea uno spazio interno in cui si mantiene sempre una temperatura di comfort. La finitura esterna in lamiera metallica dalla scura cromia permette di assorbire il calore in inverno ed evitare fenomeni di abbagliamento per non invadere la visuale dei profili montuosi. Il colore chiaro degli interni capta l’ingresso della luce naturale per illuminare, e come fonte di calore. Il sistema composto solo da materiali naturali della tradizione è semplice e nel processo di assemblaggio rapido, riducendo al minimo l’impatto ecologico.

 

Se le nuove tecnologie, i cambiamenti climatici e le condizioni sociali stanno portando ad un movimento di persone permanente e ad una continua evoluzione eco-sistemica, è sempre più rilevante abitare questi luoghi anche da un punto di vista di rigenerazione emotiva. Costruzioni che in modo ridondante arricchiscono reti connettive di percorsi e unità abitative, in cui si condivide il pensiero del vivere insieme avendo luoghi dove incontrarsi, riposarsi, raccontando a un buon amico le storie della propria vita, culle in legno dove abbracciarsi e essere abbracciato. Un percorso che collega elementi in grado di ridefinire il rapporto fra uomo e realtà: “man must have the double advantage of access to the delights of town, with its solidarity of thought and interest, its opportunities of study and the pursuit of art, and, with this, the liberty that lives in the liberty of nature and finds scope in the range of her ample horizon”[3].

 

La tipologia di bivacco, nel rilevante modello BBMS si mostra modello resiliente di spazio vitale. Luogo in cui non pensare solo al presente ma proseguire in avanti il viaggio fisco e della ricerca. Tipologia che raggiunge inclusività sociale, e strumento di memoria nel nome di persona, e quindi di famiglia, a cui è dedicato.

 

 

 

 

Nome progetto | BLACK BODY MOUNTAIN SHELTER

Progettisti | arch. Michele Versaci & arch. Andrea Cassi

Località | Monte Dormillouse Cesana torinese

Committente | Privato-Pubblico

Anno | 2019

 

 

 

[1] Ernest Nathan Rogers, Esperienza dell’architettura, Skira, Milano, 1997, pag. 46

[2] www.alpinismofiorentino.caifirenze.it/2018/06/il-bivacco-nascita-ed-evoluzione-di-un-particolare-edificio-montano/

[3] Éliseée Reclus, The Evolution of Cities, 1895