Neostudio Architetti Associati, Dodimoss s.r.l. | IL CENTRO DEL TERZO SETTORE | Italia-Belluno
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro.
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto neppure tanto.
Ma nel cuore
nessuna croce manca.
È il mio cuore
il paese più straziato.[1]
Ampio è il patrimonio di aree e beni del Ministero della Difesa nel nostro paese, che in seguito ad una razionalizzazione della presenza militare nei territori è stato ceduto alle rispettive amministrazioni locali, richiamando la necessità di rivitalizzare il loro stato di attesa per essere riqualificato a scopi civili ed integrato nella vita delle città. Lavorare su queste aree inutilizzate crea opportunità di collaborazioni pubblico-private mettendo in azione processi rigenerativi urbani, fra rinaturalizzazione, risignificazione e riutilizzo a scopo sociale, come avviato nella Caserma Piave di Belluno con il progetto IL CENTRO DEL TERZO SETTORE.
La Caserma è fra i numerosi insediamenti militari che hanno contribuito, dai primi anni del novecento, allo sviluppo urbano della città di Belluno rendendo questo luogo un presidio massiccio per l’esercito e quartier generale della Brigata Alpina Cadore. Attraverso un programma impostato finanziariamente sull’asse del piano periferie ai sensi della legge 28/12/2015 l’amministrazione ha deciso d’intervenire con un processo di rigenerazione e valorizzazione di questo patrimonio pubblico, basato sulla possibilità di stimolare intorno ad uno spazio dismesso e degradato attenzione, desideri e progettualità, costruendo occasioni favorevoli per ricerca e sviluppo di sinergie tra istituzioni e parti sociali, tra interessi particolari e obiettivi generali di qualità e crescita per la collettività, intervenendo in un’area di 21.300 mq, con una superficie aperta di 15.400 mq e 5.900 mq a verde.
La prima scelta è stata attuata nel 2013, come un esperimento sociale, mettendo a disposizione gli immobili presenti di fabbricati in laterizio e strutture metalliche per iniziative, proposte, azioni e progetti di riuso sociale, fra cui servizi di comunità, luoghi di aggregazione, produzione artistica e culturale, sport, creazione di distretti creativi, impresa sociale, formazione, valorizzando la progettualità e le risorse di soggetti eterogenei, in grado di produrre a vario titolo effetti pubblici.
Di fatto si è scelto di non lavorare subito sugli edifici, ma si è operato in modo innovativo dando priorità nel processo all’intervento sullo spazio pubblico quale primo promotore della qualità e dello sviluppo. L’obiettivo è la realizzazione di un adeguato contesto, ambientale e tecnologico, per la futura crescita del Centro.
È stata poi avviata la fase progettuale per il disegno dello spazio aperto attorno ai fabbricati, attraverso scelte condivise con le diverse associazioni che hanno iniziato a vivere il comparto. Il loro ascolto ha avuto un ruolo determinante, permettendo di declinare e tematizzare variamente gli spazi previsti, conferendo carattere, atmosfera ed una concreta prospettiva di futuro all’insieme.
L’intervento alla base del progetto sullo spazio aperto è legato al suolo, in quanto è stata necessaria un’ampia operazione di bonifica e naturalizzazione delle aree, sulle quali nel tempo si sono sedimentati ed accumulati materiali di differenti derivazioni. Ri-naturalizzare le superfici è il primo risultato e fondamentale passaggio per una concreta vivibilità dei luoghi, orientata nel riconfugurare il rapporto tra le estese aree pavimentate e le poche e marginali superfici naturali rimaste a vantaggio della componente organica. Le opere prevedono sia interventi sulla vegetazione esistente sia la piantumazione di nuove essenze arboree e arbustive. Collocazione della nuova vegetazione per migliorare la sosta, la vivibilità dei luoghi, il microclima in un disegno, spaziale che si coordini con l’inserimento della pavimentazione regolare e grigliati inerbiti. Si è proposto di sfumare i contorni del comparto e riscoprire il rapporto con il paesaggio circostante, risolvendo la parte minerale con un tappeto strutturato da un modulo base che conferisce all’insieme un’immagine simile ad un affresco, dai confini sfumati, mutevoli e cangianti. Un tappeto capace di piegarsi, adattarsi alle differenze di quota delle soglie degli edifici risolvendo tutti i problemi di accessibilità.
Altro elemento di progetto rilevante è la risoluzione del bordo, originariamente fortemente opaco e rigido. La nuova recinzione è leggera, basata su un modulo metallico i cui cromatismi ricercano consonanze con la natura e un rapporto con la città: un filtro, i cui elementi sono studiati per favorirne la permeabilità visiva ed i cromatismi per integrarsi con il paesaggio sia naturale che antropizzato.
Il progetto sviluppa tre ambiti principali, senza alcuna soluzione di continuità. L’area manifestazioni, nella parte più a ovest e coinvolge l’attuale “piazza d’armi” e gli edifici qui prospicienti. In quest’ambito è prevista la realizzazione di una piastra polifunzionale adatta a manifestazioni e spettacoli all’aperto. Due ampie aree verdi adeguatamente inverdite modulano l’ampio spazio generando aree attrezzate per la sosta con sedute. A cerniera con il passaggio all’area centrale con le associazioni è prevista una fontana a filo pavimento che sarà successivamente descritta nel relativo capitolo. L’area associazioni, spazio centrale che ruota intorno alla piazza ove è presente la tettoia centrale il cui suolo è risolto in continuità con il resto attorno alla quale è previsto un significativo inerbimento attrezzato anche con sedute. L’area servizi, con natura polifunzionale e prevede due ampie aree utilizzabili all’occorrenza anche a parcheggio. È previsto uno spazio pavimentato in plotte di CLS all’interno del quale è previsto un ambito in asfalto. Questo disegno per parti garantisce all’area nel suo complesso la possibilità di essere frazionata o utilizzata per parti.
Il progetto IL CENTRO DEL TERZO SETTORE ci dimostra come il relazionarsi al suolo e al verde, come prima azione rigenerativa, è consonante aIla normativa e soprattutto alla fondamentale esigenza di riequilibrio della terra, della qualità di vita dell’individuo, dell’integrazione di biodiversità e qualità microclimatica dei luoghi. Il suolo è la prima matrice di riconnessione vitale di un luogo alla città, come continuità relazionale e produttiva rispetto il sistema esistente, in un processo di adattamento che ridefinisce un nuovo equilibrio ecosistemico sociale-amministrativo e naturale.
Nome progetto | IL CENTRO DEL TERZO SETTORE
Progettisti | Neostudio Architetti Associati, Dodimoss s.r.l.
Località | Belluno
Committente | Pubblico
Anno | 2018
[1] Ungaretti. Valloncello dell’albero Isolato il 27 agosto 1916