Perché un fumetto sulla dittatura fascista? Perché continuare a parlarne?
Sono domande che possono sorgere legittime al lettore.
Ma, in questo periodo in cui stanno emergendo nuovi fenomeni di razzismo e xenofobia, le motivazioni ci sembrano sempre più un’urgente chiamata all’azione perché (prendendo a prestito le parole del filosofo Pier Aldo Rovatti) «(…) studiare meglio il fascismo, tentare di riempire i buchi di ignoranza che la scuola lascia aperti sulla questione, significa sapere dove appoggiamo i nostri piedi, in quale società stiamo camminando, avere una qualche chiarezza sui tratti che la caratterizzano, comunicare ai giovani i problemi che ci premono adesso e tentare di orientarli attraverso l’esame critico della nostra condizione attuale, mettendo in luce gli strumenti che stiamo usando e discutendone la portata.»
L’obbligo morale all’azione è completo soltanto quando si assume integralmente sulla propria persona l’intera responsabilità di quanto si afferma, si è la prova di quanto si racconta.
Per noi quindi, questo libro, questa storia di fantasia ben calata nella realtà di quel tempo, il gesto eroico e sfrontato del nostro protagonista diventano azioni necessarie per ricordare e ribadire a noi ed alle generazioni future un forte ed ineludibile: mai più!!

di TAMassociati: Raul Pantaleo, Marta Gerardi e Mario Spallino.

Prendi un professore di solidi principi, una donna coraggiosa, un ragazzo fuori dagli schemi, uomini violenti senza scrupoli.

Mettici la Roma del 1938 – o un’altra città, – fughe, pestaggi, minacce.

E’ la storia raccontata da questo libro, ma potrebbe essere una delle tante che ci sono state raccontate da chi ha vissuto il periodo orribile del fascismo. Storie grandi e piccole: quelle epiche di chi ha lasciato tutto per andare in montagna o ha messo in salvo chi veniva perseguitato e quelle più domestiche di chi più ha rifiutato di mettere ai figli la divisa da balilla o di alzare il braccio al passaggio del dignitario locale. Sono tutte storie di resistenza, e quindi straordinarie.

Una filosofa scriveva quanto è banale arrivare a compiere il male. Ecco, io credo che il male sia un comportamento incredibilmente automatico per alcuni, ma che spesso sia una scelta.

C’è sempre un momento in cui – prima che tra il fascismo e la democrazia – possiamo scegliere tra la sopraffazione e la solidarietà, tra fare qualcosa o stare a guardare.

Per questo è importante continuare a condividere ognuna di queste storie: perché si tratta di raccontare la scelta di idee, di comportamenti, di parole, – di campo in definitiva -, che è stata compiuta da gente comune che si è assunta una responsabilità sulla vita di altri. O quantomeno, sempre, sulla propria.

Raccontare episodi, fatti o storie della resistenza mantiene vivo il ricordo di un momento fondamentale della storia italiana, ma la resistenza non è solo un fatto storico: non è solo la liberazione dal fascismo, ma anche la liberazione dalla guerra e dalla sua logica.

In questo momento, in Italia e non solo, resistere è necessario per combattere la cultura della violenza, della disuguaglianza, del razzismo. Ne abbiamo bisogno per costruire diritti e tenere acceso l’impegno per una società più giusta, più uguale.

Resistere è un modo per mettere le basi per un futuro umano.

 

Gino Strada