Claudia Cosentino & Dario Felice & Antonio Rizzo | THE NEVER NEVER ISLAND | Romania-Italia
Ada Kaleh è l’isola che non c’è. Il progetto è un’esplorazione nei paesaggi sommersi dove la geologia dell’acqua genera visioni spaesanti di archeologie sottomarine; è una perlustrazione
dell’immaginario tracciato in geografie strabiche che alimentano la proiezione di inediti impalcati narrativi
e riconfigurano le infrastrutture dei modelli dell’abitare per nuove forme di vita anfibie, nell’attimo preciso in
cui la materia liquida si mescola con quella aeriforme. Gli scenari che si generano sono l’esito dell’interrogativo e di una legatura fitta di relazioni che intrecciano il campo della modellazione analogica e artigianale con quello della manipolazione virtuale e digitale. L’esperienza attraversa diversi temi e specificità, intercetta discipline straordinarie e consolida, tra scienza e arti, la distanza di linguaggi e contenuti che si riversano nella pratica del progetto di architettura e di paesaggio.
The never never island è un viaggio che ha coinvolto contemporaneamente gli studenti della facoltà di architettura IUAV di Venezia e gli studenti dell’università Ion Mincu di Bucarest. Una parte degli studenti di IUAV, attraverso la didattica a distanza, ha sviluppato un lavoro digitale sui limiti, i bordi e gli oggetti esistenti, drasticamente separati dal ponte di ferro, ma uniti da nuovi sistemi di connessioni aerei e terrestri; l’altra parte, in presenza, ha indagato il tema dell’assenza, immaginando diverse visioni dell’isola che non c’è, Ada Kaleh, attraverso un lavoro sartoriale e analogico e costruendo una nuova isola emersa e sommersa, in ogni caso effimera e ludica, impalpabile[1]. Una resilienza dell’immaginario e delle opportunità dell’abitare la terra. Gli studenti romeni, da Bucarest, hanno elaborato due temi di progetto sull’isola di Simian, l’isola rimasta al di là della diga, ipotizzando una nuova vita, tra elementi appartenenti alla natura selvaggia e alla natura artificiale.
Il progetto è stato presentato attraverso un prodotto editoriale, che raccoglie racconti in forma di testo, disegni cartografici, collage; un modello gallegiante in scala; un video.
Stava navigando da giorni lungo il corso del Danubio, quando iniziò a notare in lontananza i contorni
di un’isola. Capì che non si trattava di un’isola unica, ma di tre. Decise di avventurarsi tra un’isola e l’altra rimanendo improvvisamente bloccato per la presenza di un ponte che si confondeva con le acque.
A questo punto gli venne l’idea di scendere dalla barca e di esplorare l’isola naturale. Camminando con
lo sguardo verso l’alto cadde in un buco, sembrava una scala. La scala lo portava ad un posto, erano
come delle radici che dall’alto si ancoravano ad Aka Kaleh. Esplorando non riusciva a trovare punti
di riferimento: l’unica cosa che poteva piacevolmente notare era che da ogni posizione di queste radici poteva vedere ciò che si snodava tutto intorno.
Partimmo per la Romania. Le indicazioni che ci aveva dato il mandante ci portarono a navigare
sul Danubio, mancava poco alla meta quando vortici d’acqua ci presero di sorpresa, la barca si
rovesciò. Un pescatore ci salvò e ci disse che eravamo arrivati…arrivati dove?
Alzammo lo sguardo ed era là, un’enorme struttura meccanica che ruotava e mutava la sua forma, entrammo dalla piattaforma base e salimmo con l’ascensore: sale d’esposizione, teatro, ristorante, una torre di intrattenimento. Arrivammo alla sala panoramica situata sulla vetta: le montagne della Romania, uno spettacolo, ancora prima di elogiare ciò, il panorama iniziò a muoversi o meglio, la stanza si spostò, girò
di 360 gradi e iniziò a scendere verticalmente, sempre più giù, sempre più giù, fino al fondo del Danubio.
99,9% «Delle bolle in superficie. C’è qualcosa sotto il filo dell’acqua? Qualcosa è affondato. Cosa si nasconde in profondità?». L’isola emersa e l’isola sommersa possono coesistere formando un unico sistema naturale, in cui sono assenti costruzioni di ogni tipo. Una grande roccia carsica immersa nel mare, grazie al fenomeno dell’erosione, dà vita a nuove forme e genera spazi tutti da esplorare. Un percorso permette di addentrarsi all’interno di questo grande iceberg roccioso per un’esperienza unica. Arrivati sul fondo è poi possibile risalire nuotando anche per scoprire l’esterno.
FOUND PARK L’estrema semplicità di questa piattaforma racchiude in realtà, come una fortezza, uno spazio segreto, un “Paese dei Balocchi” nascosto agli occhi di chi non sbarca sull’isola. La passerella non è altro che la parte terminale di un edificio quadrato forato che dal fondo del fiume affiora in superficie. All’interno di blocco sommerso si crea un percorso distorto che altera la percezione dello spazio, in un continuo intreccio tra esterno e interno, fluido e aeriforme, tramite vetrate che affacciano sull’acqua e dei blocchi aggettanti all’interno del pozzo. Sul letto del fiume, tra una folta vegetazione, una maestosa ruota panoramica si intreccia con le rotaie di montagne russe, simboli del divertimento sfrenato racchiuso dall’edificio come un tesoro subacqueo.
URME Nell’isola «Urme» in romeno «tracce», è presente un percorso sensoriale nel quale il visitatore può compiere un viaggio nella parte più profonda di sé stesso. Nella parte sommersa sono situate cinque stanze subacquee collegate tra di loro attraverso un sistema di passaggi circolari: Olfatto, Udito, Vista, Tatto e Gusto. Ogni Capsula assume una forma differente dalle altre e isola uno dei cinque sensi, per valorizzarlo.
Nella porzione emerse, invece, è presente una piscina naturale biosostenibile, in grado di abbattere consumi energetici e uso di materiali inquinanti. Inoltre, è frutto di un processo naturale di depurazione delle acque, che utilizza le piante acquatiche come filtri biologici.
EROS AND THANATOS L’isola emersa raffigura la vita e la natura, ed è fisicamente collegata a quella sommersa, che rimanda al concetto di morte e di memoria, tramite un collegamento verticale che permette di calarsi da un’imponente scogliera. Varie strutture progettate per essere luoghi d’incontro e di condivisione sono posizionate in modo organico sulla superficie di questa montagna ricoperta da natura incontaminata. Dalla cima della scogliera si può solamente intravedere la presenza del cimitero grazie alle luci che si accendono sulla sua superficie.
Il luogo monumentale si estende lungo il fondale del fiume e lascia la possibilità di immergersi ed addentrarsi in profondità quanto si desidera. Esso vuole stravolgere la concezione antica della morte in mare, da sempre associata all’idea di una morte misera perché destinata ad essere dimenticata.
L’emporio selvaggio è un’isola immersa da una natura incontaminata che può essere raggiunta da tutti gli uomini che desiderano barattare oggetti, conoscenze, racconti in cambio di un’esperienza particolare. Tutto ciò che raggiunge l’isola è destinato a rimanerci per sempre. L’aura caotica e primitiva dell’emporio si contrappone ad un’isola nascosta nel profondo del fiume, interamente occupata da un labirinto
chiamato Dedalo. Gli uomini sentono il bisogno di raggiungerla per compiere alla propria anima un pellegrinaggio solitario per mettere alla prova i confini del proprio pensiero. Una volta arrivati al centro, come ricompensa un flusso di enormi bolle li trasporta sulla riva dell’emporio dove la caoticità del mondo si schiude a loro in un modo totalmente nuovo.
ACQUAVIVA Percorrendo le acque del Danubio si scorge una piccola luce che attira la nostra attenzione. Ci
avviciniamo e scopriamo un sistema che dai fondali affiora fino alla superficie dell’acqua.
Un grande tubo, sorretto da una struttura reticolare, va a formare una montagna russa percorribile, che delinea la grande cellula, separando l’interno dall’esterno.
Una serie di capsule sul fondale, ospitano dei laboratori sottomarini, collegati con la superficie attraverso degli ascensori.
ATMOSPHERE Questa porzione di Danubio si ritrova tra l’inerme relitto di Ada Kaleh adagiato sul fondale e l’enorme volta celeste. In corrispondenza dei resti della fortezza sottostante si trova una struttura sferica immersa per metà. Percorribile attraverso una rampa elicoidale, porta da un ambiente buio e tetro fino alla luce della parte emersa. La parte bassa si affaccia verso l’isola, mentre nella parte alta si trova un osservatorio astronomico. Le luci delle abitazioni, che indicavano prima la presenza di vita sull’isola, sono ormai spente. Ora si stagliano sulla superficie dell’acqua in corrispondenza delle abitazioni, come tanti corpi morti galleggianti, liberi di instaurare un nuovo rapporto con i corpi celesti.
LIMITĂ Elevazione, sospensione e separazione in un ambiente naturale. Il limite, inteso come “soglia”, “confine” che separa nettamente due ambienti, esterno ed interno, può essere concepito anche come soglia, spazio di transizione tridimensionale che definisce una porzione di spazio in cui si riconoscono tre ambiti distinti: lo spazio davanti al limite, il limite (il varco di passaggio) e lo spazio oltre il limite; che corrispondono a tre precisi momenti del gesto del passare: attendere, varcare ed essere accolti. L’isola, dunque, gioca su
queste due concezioni di limite: come separazione e come collegamento. Limită, dunque, è costituita da aree di terreno a diversi livelli con al centro dei grandi alberi, Ogni albero è circondato da delle piattaforme su cui è presente una struttura espositiva metallica.
Nome progetto | THE NEVER NEVER ISLAND
Progettisti | Analogique
Località | Romania
Committente | Università
Anno | 2021
[1] Il testo è tratto integralmente dalla pubblicazione, Analogique, The never never island, 2021