Vincenzo Bernardi | WAR IS OVER | Vietnam-Italia

 

Quê hương là chùm khế ngọt

Cho con trèo hái mỗi ngày

Quê hương là đường đi học

Con về rợp bướm vàng bay.

Quê hương Đỗ Trung Quân

 

La patria è un mucchio di dolci frutti a stella

Lasciami arrampicare e raccoglierne ogni giorno

La patria è la strada per la scuola

Torno a casa pieno di farfalle gialle che volano.

Città natale Do Trung Quan

 

Perché dovremo andare tutti in Vietnam? Cosa di questa cultura architettonica potremo trasferire fra le scelte applicabili in Italia per un approccio resiliente? Seguiremo le tracce di chi opera da numerosi anni in questo paese, passando attraverso la conoscenza della dimensione sociale e della tradizione compositiva e costruttiva locale per comprendere le qualità intrinseche del fabbricare opere alla grande scala in questa nazione.

 

Oltre il tempo di guerra che ha pervaso questa regione, oltre la distanza che fisicamente ci separa da questa terra è rilevante osservare l’opera costruttiva vietnamita in relazione ai parametri di variabilità, diversità e ridondanza delle strutture creative che ritroviamo studiandone l’evoluzione nel tempo profondo secondo i fondamenti di ricerca delle nostre Comunità Resilienti.

 

Infatti proprio passando attraverso la costruzione di città e dell’habitat, si trovano elementi utili per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico e, si può rilevare come gli abitanti abbiano saputo adattarsi nei secoli a condizioni ambientali spesso difficili con grande inventiva e soluzioni peculiari. I sistemi tradizionali di coltivazione del riso, lo sviluppo di tipologie edilizie pienamente integrate con l’ambiente, l’uso di materiali naturali per le costruzioni e l’idea che nulla deve andare sprecato sono alcuni degli esempi di un patrimonio materiale e immateriale di conoscenze da tutelare e consegnare alle generazioni future.

 

Seppure sia possibile riscontrare diversi esempi di architetture del periodo coloniale francese e di influenza sovietica, tra cui le abitazioni collettive denominate KTT – Khu Tập Thể, dormitori collettivi, il patrimonio edilizio vietnamita è in larga parte assai recente e caratterizzato da grande informalità e variabilità. Proprio queste caratteristiche testimoniano una capacità di adattamento e una generale inclinazione verso la praticità piuttosto che verso forme urbane compiute tipiche dell’occidente.

 

Gran parte del patrimonio edilizio storico in Vietnam è andato perduto perché realizzato con materiali naturali di facile reperimento come legno e bambù. Costruzioni che hanno dovuto fare i conti con un clima difficile in cui acqua e umidità, forti venti, numerosi parassiti e una vegetazione trionfante hanno portato ad optare per strutture elastiche, leggere, di rapida realizzazione e facile sostituzione. Anche la mancanza di attitudine alla manutenzione che si riscontra nelle costruzioni recenti ha una motivazione pratica dal momento che storicamente si sostituisce invece di riparare poiché più conveniente.

 

Osservando nel lungo tempo storico la società vietnamita rende evidente l’abitudine a convivere con umidità e acqua, e risulta evidente la sua capacità di resilienza che prescinde dall’esistenza di costruzioni fatte per durare nei secoli. In questo trovano motivazioni culturali anche la facilità con cui a volte si demoliscono interi quartieri o villaggi per fare posto al nuovo con un atteggiamento sostituivo più che conservativo.

 

Proprio partendo dai valori della tradizione costruttiva è stata sviluppata la ricerca progettuale nei lavori di INTERNATIONAL SCHOOL e AGRICULTURAL BIODIVERSITY PARK rafforzata dall’identitario senso di comunità che appartiene a questa cultura, messo in crisi dagli spostamenti verso le città, per riappropriarsi del senso di unità e conservazione di valori paesaggistici e culturali. Per i quali si è lavorato sulla conservazione del paesaggio agricolo fondamentale per la qualità della vita ma anche per l’attrattività nella creazione di imprese legate a un turismo sostenibile e per contenere il fenomeno dell’abbandono.  I paesaggi agricoli i metodi di coltivazione tradizionali supportati da conoscenze scientifiche e integrate con tecnologie compatibili sono stati la chiave per ristabilire l’equilibrio dei luoghi, riconoscibilità comunitaria e rispetto degli ecosistemi mettendo in atto processi rigenerativi per la conservazione e la tutela della biodiversità. Nel nord del paese in cui l’orografia è più difficile, le coltivazioni di terrazzate di riso sono uno degli elementi più fortemente caratterizzanti, che appartengono ad un paesaggio millenario e che rappresenta ancora oggi un esempio di ecosistema artificiale capace di rigenerarsi.

 

Proprio gli spazi pubblici e produttivi, verdi e agricoli qualificano i due progetti di HOA LAC e KIM LIEN. Nel primo lavoro vi è la realizzazione di un edificio paesaggio in cui lo spazio pubblico integra il verde e nel secondo caso l’agricoltura rigenerativa è direttamente connessa al nuovo centro per la formazione e la ricerca in agricoltura e sulla sicurezza alimentare. Il secondo progetto si pone in alternativa a quello esistente di un parco divertimenti a tema e scommette sulla tutela e valorizzazione del paesaggio culturale agricolo per lo sviluppo economico dell’area proponendo un parco strutturato sul modello di una fattoria collaborativa con lo scopo di preservare conoscenze tradizionali, promuovere pratiche agricole sostenibili, supportare gli agricoltori coinvolti in un processo partecipativo in cui si promuove la formazione, e si proteggere la natura dei luoghi. In accordo con questi principi, le priorità sono la promozione e il sostegno di attività agricole rispettose dell’ambiente, la manutenzione e la valorizzazione delle infrastrutture ecologiche e la promozione di interventi per la conservazione di razze locali e/o di varietà vegetali minacciate.

 

Tradizione, biodiversità, acqua, spazi pubblici, sostituzione sono le parole chiave di resilienza che condividiamo o potremo trasferire nella cultura occidentale, una transizione di visioni reciproche perché:

 

Lá lành đùm lá rách

Le foglie sane aiutano quelle strappate

Proverbio Vietnamita

 

 

 

 

 

Nome progetto | INTERNATIONAL SCHOOL e AGRICULTURAL BIODIVERSITY PARK

Progettista | arch. Vincenzo Bernardi

Località | Vietnam

Committente | Privato

Anno | 2014, 2017