Il progetto racconta l’esperienza dell’architettura come un processo generativo continuo e infinito.

a cura di:
Silvia Cafora, Martina Crapolicchio, Rossella Gugliotta, Tommaso Listo, Martina Motta, Aurora Riviezzo, Ilaria Tonti
PhD candidates in ‘Architettura. Storia e Progetto’ , Dipartimento di Architettura e Design, Politecnico di Torino

A partire dal titolo Endless Forms Most Beautiful, che riprende la visione di Charles Darwin, in cui agli effetti randomici del mescolio della vita si legano scelte e decisioni: differenti approcci alla pratica progettuale e prospettive molto distanti sono sempre inevitabilmente intrecciati nel tempo dell’evoluzione.

 

 

Come vediamo l’architettura e come l’architettura vede sé stessa?

 

Endless Forms Most Beautiful è un progetto che nasce da un confronto multidisciplinare tra pratiche progettuali e scuole di architettura partito all’interno del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino.

 

Elaborando gli interventi di ospiti internazionali a un ciclo di conferenze – organizzato in remoto durante i primi mesi di pandemia – Endless Forms Most Beautiful diventa un video o una successione di frammenti video montati da un programma automatizzato in risposta ad alcuni quesiti interpretativi.  Un’azione che scardina e assembla il contributo dei quindici ospiti trasformandosi in un oracolo 4.0 che offre i suoi vaticini carpendoli dai contenuti dei partecipanti e dagli archivi video messi a disposizione dalla redazione Eccedance di Enrico Ghezzi. L’effetto amplifica l’atto di alterazione semantica e contenutistica di frasi o singole parole e la trasformazione è proposta come un processo da osservare al di là dei suoi esiti.

La materia sottoposta all’oracolo è dunque l’Architettura – il progetto urbano, il computo metrico, i dettagli costruttivi, le pratiche edilizie – e chi la agisce – gli architetti, i restauratori, gli storici dell’architettura, i renderisti, gli urbanisti, i sociologi urbani.

E poi, ecco, la trasformazione!

Se la creazione degli habitat è definita dalla materia del progetto di architettura, questa ora è diventata un multiforme che si lega alla materia propria della vita, in equilibrio tra la burocrazia e la poesia pura, tra tecnicismi grafici e l’amore profondo, tra il digitale e l’umano: la vita come una etimologia della forma? Endless forms most beautiful.

 

 

Nella trasformazione cosa succede a tutti questi architetti che lottano con le loro forme, che scavano tane grazie alle loro forme, che esibiscono le loro forme, quando di queste forme l’oracolo si prende gioco? Animali architetti mai visti escono dalla bocca dell’oracolo, quelli che nuotavano ora volano e quelli che correvano ora strisciano.

 

Endless forms most beautiful nasce per presentare modalità di adattamento e trasformazione della pratica e della ricerca in architettura agli studenti delle scuole di architettura di Torino, offrendo una panoramica ampia di possibili approcci e metodi che oggi sono praticati, all’interno di un ambito professionale sostanzialmente in crisi (nel senso lato di cambiamento profondo) con l’obiettivo di generare uno scontro, un clash tra questa varietà e la creatività, il desiderio di giovani studiosi  nel pieno del loro processo di adattamento, di mutazione, con la voglia di produrre ulteriore varietà, nuove soluzioni per stare al mondo e soprattutto in pace col mondo.

 

 

Una seconda articolazione del progetto è stata realizzata nell’ambito di Comunità Resilienti con una call for videos, accolta da architetti, designer, scienziati, pensatori, giornalisti, attivisti, fotografi, e cittadini, che hanno condiviso la propria esperienza di resilienza o le iniziative altrui, come possibili forme di resistenza messe in pratica oggi da comunità locali.

Attraverso il medium del video-reportage amatoriale, sono state mappate diverse forme di realtà propositive, dirompenti, resistenti, che si oppongono con diverse modalità e diverse scale a casi di conflitto ambientale, appiattimento urbano, progettazione impositiva.

Abitanti che progettano un orto sinergico nel proprio quartiere; esperienze di riattivazione dal basso di borgate rurali e di aree periferiche; presidi ecologici; piccoli agricoltori che recuperano colture antiche, pratiche collettive o dal basso di ricostruzione di territori abbandonati o distrutti da eventi sismici. Ritratti di territori che lasciano emergere il non detto di luoghi resistenti.

Questa iniziativa collettiva e dal basso è stata raccolta e presentata all’interno del Padiglione Italia e attraverso una pagina Instagram (https://www.instagram.com/endless_architecture/).

Ha dato l’avvio a un progetto che non ha una fine e continuerà a mappare le possibili forme innovative e mutanti che assumono la materia della progettazione del territorio, degli spazi e della vita da questi racchiusa.

 

 

 

 

Per immagini e pensieri si ringraziano: Campomarzio | Traumnovelle | Serge Salat | Lombardini 22 – Alessandro Adamo | Jörg Gleiter | Assemble |  Chiara D’Alpaos | Hrvoje Njiric | Scuola di Valparaiso – Daniela Salgado Cofré Álvaro Mercado | Dolomiti Contemporanee – Gianluca D’Inca Levis | Davide Rapp | Emilio Caravatti | Alessandro Melis | Collectif ETC |

 

E per la partecipazione: IoNonCrollo – Camerino | Soul Food Forest Farm | Prometheus project |  Case Mandria e Vite di Montagna  | Fondazione di Comunità Porta Palazzo | Rockability | Elena Guidetti | Irene Maddio | Ecologia politica Torino | Il giardino di Mario | Emidio di Treviri | APS Lumaca | La rivoluzione delle Seppie | Alberto Bianciotto e Giovanni Caci | Osservatorio Futura, Sara Giaveno e Andrea Colucci | Montagne in Movimento | Enrico Nieri research – Meristema | No-City | Kiribati Flood Fighters | Campomarzio, Teatro Cristallo e Cooperativa 19 | Antonio Cioppa | Angelo Cimarosti, Erica Foggi e Carolina Megale | Agostino Carpo e Stefano Fontana |

 

email: conferenze.acc@polito.it